Avv.to Elisabetta Iannelli, Segretario di FAVO scrive: "Il decreto Brunetta impone ai dipendenti pubblici la assoluta reperibilità negli orari indicati. Una sorta di detenzione domiciliare per i malati, che rende più difficile la vita quotidiana e l'accesso ai luoghi di cura per terapie e accertamenti diagnostici. Le azioni della Favo." "Sono un'insegnante della scuola elementare operata di carcinoma mammario da pochi mesi. Vorrei conoscere le vostre iniziative, ma non so se potrò partecipare perché il Decreto Brunetta prevede i controlli medici (visite fiscali) dalle 8 alle 13 e dalle 14 alle 20. Vi chiedo se questo sia corretto e se pensate di attivarvi per ottenere più libertà per i malati di cancro. M."

Questa è solo una delle numerose e-mail ricevute in queste ultime settimane della associazioni aderenti alla Favo, nelle quali malati come la signora M. riportano all'attenzione una questione che già prima del decreto Brunetta era vissuta come un problema per i malati di cancro, e che ora rischia di aggravarsi in maniera intollerabile. Le nuove disposizioni impongono infatti ai dipendenti pubblici la assoluta reperibilità negli orari indicati, ossia una sorta di detenzione domiciliare per malati che invece, come dimostrato da numerosissimi studi, traggono vantaggio dall’avere una vita sociale attiva, dal fare un’attività fisica quando possibile e, in generale, dall’avere distrazioni che allontanino il rischio di depressione e ansia che – fatto anch’esso dimostrato ormai al di là di ogni dubbio – possono aggravare la prognosi.

Oltre a questi aspetti, fondamentali, ve ne sono altri, più pratici ma ugualmente importanti. La nuova normativa comporta una vera e propria discriminazione tra lavoratori pubblici e privati malati di cancro: i primi sono praticamente costretti agli arresti domiciliari, i secondi possono permettersi una boccata d’aria per dimenticare anche solo per poche ore la malattia poiché per loro la reperibilità va dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.

Le nuove fasce di reperibilità, inoltre, rendono difficile o addirittura impossibile lo svolgersi della vita quotidiana con conseguente aumento della necessità di assistenza da parte dei familiari del malato, mentre non è previsto un aumento dell’assistenza pubblica. Per lo stesso motivo, anche il diritto alla salute può essere gravemente compromesso: com’è possibile recarsi nei luoghi di cura per terapie e accertamenti diagnostici se gli appuntamenti ricadono negli orari di reperibilità? L’assenza va in ogni caso giustificata, e questo comporta un aggravio di adempimenti burocratici di cui i malati non sentono certo il bisogno...L’assenza ingiustificata, è bene ricordarlo, viene sanzionata con la perdita parziale o totale della retribuzione e, nei casi più gravi e reiterati, con il licenziamento.

Resta, per ora, come unica ancora di salvezza, il principio secondo cui la valutazione del medico legale deve basarsi sul principio di ragionevolezza. Ciò significa che l'eventuale assenza del lavoratore malato può essere giustificata puramente dalle esigenze connesse a un patologia grave come quella oncologica in cui il protrarsi della permanenza in casa può avere effetti negativi sulla prognosi sia dal punto di vista fisico che psicologico. Ma il tutto è basato, appunto, sulla discrezionalità del medico, poiché non vi sono circolari chiare ed esplicative sul punto. Per questo la Favo intende proseguire nell'azione di pressione sulle istituzioni già iniziata nei recenti incontri con i rappresentanti dell'Inps (per i lavoratori privati), ed estenderla anche alla tutela dei lavoratori pubblici.

In generale, la patologia oncologica certificata da strutture sanitarie pubbliche ed eventualmente confermata da accertamenti dello stato di invalidità e/o handicap non dovrebbe necessitare di ulteriori controlli nel periodo di assenza per malattia quantomeno nella fase acuta e durante le cure antineoplastiche.