Nonostante le forti spinte, ad inizio pandemia, di alcune organizzazioni oncologiche (prevalentemente mediche) per un rinvio delle nuove terapie oncologiche e per un posticipo di quelle già programmate, ALCASE non può che ringraziare il Ministero, che ha ignorato tali richieste, che sarebbero risultate deleterie per gran parte dei malati, ed ha invece prontamente accolto le nostre per la tutela degli stessi e per il mantenimento delle cure.
E così, nel giro di pochissimi giorni, sono partite delle precise raccomandazioni alle Autorità Sanitarie Locali affinché identificassero e applicassero, quanto più rapidamente possibile, le modalità utili a garantire, in piena sicurezza, i trattamenti oncologici necessari.
La nostra organizzazione è conscia che il Sistema Sanitario Nazionale ed il Ministero della Salute sono ancora molto impegnati sul fronte del controllo della pandemia da Covid 19, ma non potrebbe definirsi una… “advocate” dei malati di cancro del polmone se oggi non denunciasse la negazione di un diritto essenziale, quello di non essere lasciato solo. Infatti, una diagnosi di tumore e, ancora di più, una diagnosi di cancro del polmone costituiscono uno shock, che non può e non deve essere gestito dal paziente in solitudine, ma che deve essere condiviso in ogni suo passaggio. Tanto più che un rapporto stretto con il proprio oncologo migliora l’aderenza terapeutica e la capacità del paziente di combattere la malattia con atteggiamento positivo.
Ci riferiamo alla mancata indicazione, ad ogni paziente oncologico, di un nominativo a cui rivolgersi in caso di necessità notturna o nei giorni festivi (diritto disponibile forse a circa un quarto dei malati). Ciò é particolarmente importante per i malati di cancro del polmone, il cui tumore, più di altre neoplasie, presenta un’evoluzione clinica spesso costellata da improvvise ed urgenti problematiche che vanno affrontate con assoluta tempestività e con competenze specifiche.
Se a un paziente, una volta preso in carico da un team o da un reparto specialistico, non viene indicato un numero da contattare in caso di urgenza, il più delle volte egli finisce al pronto soccorso più vicino, dove incontra medici che non conoscono la diagnosi, né il piano terapeutico, né le sue problematiche/criticità.
Per questo motivo ALCASE Italia chiede a tutte le Aziende Sanitarie del territorio nazionale, anche quelle più piccole o isolate, di organizzare al più presto la reperibilità telefonica h 24 di un oncologo, per ogni reparto oncologico del proprio territorio. In tal modo, sarà possibile offrire un riferimento sicuro per il paziente e dare un adeguato supporto diagnostico-terapeutico ai pronti soccorsi e alle guardie mediche, tramite anche la rete informatica.
Poiché anche le Regioni possono legiferare e partecipare in tema di organizzazione dei servizi sanitari, nel rispetto dei principi fondamentali stabiliti dallo Stato, la richiesta è stata inviata a tutti gli enti coinvolti nel processo decisionale – Aziende Sanitarie Locali, Aziende Ospedaliere, Regioni, e Stato Centrale – affinché non si indugi oltre nell’estendere ad ogni servizio oncologico d’Italia l’obbligo di mettere in pratica ciò che dovrebbe essere un normale servizio offerto ai malati.