Sono circa 2 milioni gli italiani a cui è stato diagnosticato un tumore. Un numero che con gli anni è cresciuto in maniera considerevole, passando da 820.000 casi prevalenti nel 1970 a 1.270.000 nel 2000, fino ad arrivare nel 2008 a 1.840.923 casi, dei quali 806.103 uomini (il 43,8%) e 1.034.820 donne (56,2%). La Lombardia, con 354.585 casi, è la regione con il numero più alto di malati, seguita dal Lazio con 182.167, dal Piemonte con 164.959 e dal Veneto con 161.688 casi.
Sono questi i dati dell’ultimo rapporto Censis - F.A.V.O, la Federazione che raccoglie più di 500 associazioni di volontariato, rilanciati in occasione della Giornata mondiale della lotta contro il tumore indetta il 4 febbraio dalla World Health Organization. Nel 2008 il tasso grezzo, che ingloba gli effetti della diversa distribuzione per età della popolazione, indica che in Italia si sono registrati 2.944 casi per 100 mila abitanti per i maschi e 3.655 casi per le femmine; la Liguria (4.741 casi femminili per 100.000 abitanti) e il Friuli Venezia Giulia (5.043 casi femminili per 100.000 abitanti) sono le due regioni che registrano i valori più elevati.
Guardando invece al tasso standardizzato di prevalenza per il complesso dei tumori, ossia corretto per età in riferimento alla popolazione europea (al netto quindi degli effetti della diversa distribuzione per età e di conseguenza dell’invecchiamento), si rileva che in Italia nel 2008 i casi diagnosticati per 100.000 abitanti sono pari a 2.054 per i maschi e 2.365 per le femmine. Valle d’Aosta (2.545 casi ogni 100.000 maschi e 2.723 ogni 100.000 femmine ) e Friuli Venezia Giulia (2.433 casi ogni 100.000 maschi e 2.867 ogni 100.000 femmine) sono le due regioni con i valori più elevati. Secondo i dati dell’Associazione Italiana Registro Tumori (AIRT) tra il 2000 e il 2004 i primi cinque tumori più frequentemente diagnosticati agli uomini sono il tumore della prostata (19,0%), il tumore del polmone e dei bronchi (16,0%), il tumore al colon e del retto (14,0%), il tumore della vescica (8,0%) e dello stomaco (6,0%). Mentre per le donne sono il tumore della mammella (28,9%), del colon e del retto (13,1%), del polmone e dei bronchi (5,5%), dello stomaco (4,9%) e del collo dell’utero (4,4%).
La mortalità per tumore rappresenta nel nostro Paese il 30% circa del totale dei decessi annui. L’analisi dell’evoluzione della mortalità tumorale è complessa in quanto se si considera il tasso grezzo di mortalità (inteso come rapporto tra decessi per tutti i tumori e la popolazione di riferimento) la mortalità aumenta, passando da 265,8 per 100.000 abitanti nel 1992 a 283,8 per 100.000 abitanti nel 2002. Circa la sopravvivenza tumorale in Italia, dai dati 2007 dell’Eurocare, emerge che i livelli di sopravvivenza del nostro Paese sono conformi alla media europea, in quanto la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi, per tutti i tumori e per tutte le età (15-99) è in entrambi i casi in media del 47%. Inoltre da una ricerca realizzata dal Censis-Forum Ricerca Biomedica nel 2007 su un campione nazionale di 1000 cittadini sulle prevalenti rappresentazioni sociali delle patologie tumorali è emerso che la malattia tumorale è percepita dal 75% degli intervistati come una malattia che si può sconfiggere e che il 67,5% ha, comunque, indicato nel tumore la malattia che più teme possa affliggere la propria persona intaccando la salute e la qualità della vita.
A tal proposto, il Prof. Francesco De Lorenzo, Presidente F.A.V.O che in passato ha affrontato l’esperienza della malattia tumorale, sottolinea che " sono in aumento gli italiani che, malgrado l’esperienza della malattia, vivono più a lungo e in molti casi beneficiano di una qualità della vita sostanzialmente buona. Certo, in occasione della giornale mondiale contro il cancro, è necessario sottolineare ancora una volta l’importanza dello screening, quindi della diagnosi precoce, quale strumento più valido per sconfiggere le malattie tumorali. Inoltre, di fronte alla diffusione della patologia e, soprattutto, della sua cronicizzazione, è di altrettanta fondamentale importanza la riabilitazione del malato che gli consente di tornare a condurre una vita normale. Voglio ancora ribadire – continua il prof. De Lorenzo - il ruolo chiave svolto dalle associazioni di volontariato soprattutto sotto il profilo dell’assistenza domiciliare, in ambito ospedaliero e non solo, anche per quanto riguarda il sostegno psicologico a pazienti e familiari. Vi è infine – conclude De Lorenzo - una significativa disparità territoriale dell’offerta sanitaria in oncologia, che emerge sia dai dati standardizzati sulla dotazione strutturale nelle varie regioni in termini di centri, tecnologie e risorse umane, che dalle valutazioni degli utenti e delle associazioni di volontariato oncologico delle principali aree geografiche. Si va anche delineando una difformità territoriale nella disponibilità di farmaci per effetto delle procedure relative ai Prontuari territoriali che finiscono per penalizzare i pazienti di alcune regioni”.
Per quanto riguarda il territorio, infatti, dai dati recenti si riscontra che è ancora in Lombardia il numero più alto di strutture di oncologia medica (73), seguita da Campania (42), Lazio (41), Emilia Romagna (34) e Piemonte (33); standardizzando i dati con gli abitanti delle regioni, emerge che i bacini di utenza più elevati per struttura si registrano in Veneto (223.807 abitanti per struttura), Puglia (184.917 abitanti), Toscana (179.913) e Sicilia (172.865). Mentre i valori più bassi dell’indicatore si registrano in Umbria (78.085), Friuli Venezia Giulia (86.051) e Marche (94.924). In ambito clinico, la principale fonte informativa per i pazienti e i familiari sono i medici oncologi indicati (87%), seguono le associazioni (41,7%) quindi i medici di medicina generale (39,3%) e infine familiari, amici o conoscenti che hanno già vissuto l’esperienza del tumore; in ambito socio-assistenziale, invece, le associazioni giocano un ruolo decisivo rappresentando la principale fonte informativa, seguita da quella delle relazioni informali con persone che hanno già vissuto l’esperienza, e molto lontani, si collocano gli operatori sanitari. Proprio per questo, AIMaC, Associazione Italiana Malati di Cancro, grazie a specifiche convenzioni, ha già attivato 25 punti di accoglienza e di informazione e altri 4 sono in via di attivazione ( www.aimac.it ).