Le tutele riguardano anche quei lavoratori che assistono i familiari malati. E l’elasticità può essere una strategia preziosa
di Vera Martinella
Fonte: Corriere.it
Diversi studi hanno dimostrato che lavorare contribuisce al benessere psicologico dei malati di cancro, aiuta a seguire meglio i trattamenti e a vivere meglio nell’immediato. Per agevolare i datori di lavoro nel delicato colloquio con i loro dipendenti che stanno affrontando la malattia, l’Associazione italiana malati di cancro (Aimac) ha preparato un elenco di suggerimenti semplici e pratici: «Serve innanzitutto attenzione - dice Elisabetta Iannelli, vicepresidente Aimac -. Ogni persona vive l’esperienza del tumore in modo diverso, ha reazioni fisiche ed emotive differenti: comprendere bene i bisogni specifici di ognuno è il primo passo per rispondere alle esigenze dell’azienda e del paziente».
Il diritto alla riservatezza
Altro passo fondamentale è rispettare il diritto alla riservatezza. Il riserbo va tutelato per chi non se la sente di rendere nota la malattia, ma se il lavoratore vuole condividere la sua situazione con colleghi e superiori è bene dimostrare apprezzamento per la scelta coraggiosa e chiedere in che modo voglia comunicarla e se desidera restare in contatto con i colleghi anche nei periodi di assenza dal lavoro. Indispensabile è poi ascoltare il disagio e le nuove esigenze, per fugare il timore del malato di essere discriminato, ma anche perché un dialogo aperto e sincero sarà utile ad entrambi per trovare soluzioni efficaci. «Per garantire i diritti del lavoratore colpito dal cancro e anche per evitare controversie e contenziosi - continua Iannelli - , oltre a rispettare le norme legislative e contrattuali, bisognerà seguire, se previste, le linee guida dettate dalle politiche aziendali. Si tratta soprattutto di questioni legate ai giorni di assenza per malattia, al congedo di lungo termine, al lavoro a distanza o al part-time e di altre clausole in materia di tutela della salute e del lavoro».
Elasticità, preziosa strategia
Va anche tenuto presente che il cancro e le terapie sono causa di uno stato di disabilità che può diminuire in parte o del tutto la capacità di lavoro, spesso per un periodo di tempo limitato, in modo ricorrente o talvolta definitivo. L’elasticità quindi è una preziosa strategia per trovare accordi utili a tutti, senza tralasciare l’impatto pratico che la malattia di un dipendente può avere sull’intero gruppo di lavoro. E senza dimenticare che le tutele, previste per legge, riguardano anche quei lavoratori che si prendono cura di familiari malati di cancro: anche in questo caso esistono leggi e norme da rispettare.