di Maurizio Tucci
Sono oltre 250.000 le persone che in Italia ogni anno si ammalano di tumore, un dato in crescita (nel 1970 erano meno di 120.000). È, però, fortunatamente in calo il numero di decessi grazie ai progressi significativi che la ricerca, la tecnologia e la farmacologia hanno fatto in questo campo. L' aumentata incidenza e la diminuita mortalità rendono sempre più il tumore una patologia ad altissimo impatto sociale (circa 2 milioni gli italiani che vi convivono) con problematiche che vanno affrontate con lo stesso impegno con il quale si affronta una patologia cronica. Una di queste è la riabilitazione. E la FAVO (la federazione che raccoglie tutte le associazioni di volontariato che operano in campo oncologico), proprio in questi giorni sta sollecitando le istituzioni perché la «riabilitazione oncologica» venga inserita nei livelli essenziali di assistenza (i LEA) da garantire a tutti i cittadini, ed ha presentato il primo «Libro bianco» sulla riabilitazione oncologica in Italia che, tra l' altro, censisce tutte le strutture esistenti in Italia in cui è possibile effettuarla. (Il libro può essere richiesto gratuitamente alla FAVO scrivendo all' indirizzo mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) L' identificazione di uno status a sé per la riabilitazione oncologica piace ai ginecologi italiani: «L' efficacia di buona parte della ginecologia oncologica, che riguarda patologie dell' utero, della vagina e dell' ovaio - sottolinea il Presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia Giorgio Vittori - è spesso legata alla radicalità dell' intervento che può compromettere la funzione dell' organo. Questo fa sì che l' aspetto riabilitativo sia fondamentale per consentire alla paziente la miglior qualità di vita possibile. Da ginecologo inoltre auspico che si possa presto arrivare a considerare una "riabilitazione di genere" considerando la peculiarità biologica e sociale delle donne». Ma c' è un altro aspetto molto importante che riguarda i pazienti oncologici: per una evidente carenza di informazione solo una minoranza gode di tutti i benefici di legge per loro previsti. Un aiuto in questo senso lo da l' AIMaC (Associazione Italiana Malati Cancro) che sul suo sito www.aimac.it ha una sezione in cui sono elencati tutti i diritti di cui può godere una persona malata di cancro.