I malati di cancro contestano le nuove norme del ministro Brunettache impongono l'assoluta
reperibilità ai dipendenti pubblici in malattia, una misura che secondo i malati di tumore assomiglia a «una sorta di
detenzione domiciliare per i malati, che rende più difficile la vita quotidiana e l'accesso ai luoghi di cura per terapie e
accertamenti diagnostici». Sono numerose in questi giorni le e-mail ricevute dalle associazioni aderenti alla Favo (la
federazione delle associazioni di volontariato in oncologia) e gli interventi nel forum dell'Aiote, l'associazione italiana di
oncologia della terza età, e tutte contestano l'obbligo della reperibilità reso ancora più rigido dalle nuove norme per la
P.A.: il Decreto Brunetta prevede le visite fiscali dalle 8 alle 13 e dalle 14 alle 20. Il che, denunciano i malati,
impedisce di uscire, fare attività fisica, socializzare. «Le nuove disposizioni - si legge nel forum dell'Aiote - impongono
infatti una sorta di detenzione domiciliare per malati che invece, come dimostrato da numerosissimi studi, traggono
vantaggio dall'avere una vita sociale attiva, dal fare un'attività fisica quando possibile e, in generale, dall'avere
distrazioni che allontanino il rischio di depressione e ansia che possono aggravare la prognosi». Inoltre, secondo le
associazioni, «la nuova normativa comporta una vera e propria discriminazione tra lavoratori pubblici e privati malati di
cancro: i primi sono praticamente costretti agli arresti domiciliari, i secondi possono permettersi una boccata d'aria
per dimenticare anche solo per poche ore la malattia poichè per loro la reperibilità va dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle
19». Anche il diritto alla salute «può essere gravemente compromesso: com'è possibile recarsi nei luoghi di cura per
terapie e accertamenti diagnostici se gli appuntamenti ricadono negli orari di reperibilità? L'assenza va in ogni caso
giustificata, e questo comporta un aggravio di adempimenti burocratici di cui i malati non sentono certo il bisogno». La
Favo «intende proseguire nell'azione di pressione sulle istituzioni già iniziata nei recenti incontri con i
rappresentanti dell'Inps (per i lavoratori privati), ed estenderla anche alla tutela dei lavoratori pubblici. In
generale - spiegano le associazioni - la patologia oncologica certificata da strutture sanitarie pubbliche ed eventualmente
confermata da accertamenti dello stato di invalidità e/o handicap non dovrebbe necessitare di ulteriori controlli nel
periodo di assenza per malattia quantomeno nella fase acuta e durante le cure antineoplastiche». (AGI)