"Per i malati oncologici, nel nostro Paese, l’offerta del servizio sanitario pubblico è ancora a macchia di leopardo - afferma il Professor Cognetti e aggiunge - ci sono regioni con strutture d’eccellenza e altre in cui i servizi offerti ai pazienti presentano grosse difficoltà. Proprio per aree di estrema fragilità, come il Lazio, il federalismo non potrebbe che peggiorare le criticità. Globalmente, entro il 2010, saranno quasi 2 milioni gli italiani che dovranno convivere con una diagnosi di cancro. I tempi di sopravvivenza si sono allungati e rispetto al passato la malattia si è cronicizzata. Ma questo comporta, da un lato, un problema di risorse da destinare al servizio sanitario nazionale per l’impiego di farmaci costosi e, dall’altro, il bisogno di un sempre migliore e più capillare accesso alle cure.
Credo che senza mettere in atto meccanismi di protezione, in situazioni di fragilità, il decentramento non possa che peggiorarne le criticità: è difficile che regioni non virtuose possano diventare tali con meno risorse. È chiaro che il decentramento avvierebbe un meccanismo di competizione positiva, ma in un primo momento i suoi effetti, in determinate aree del territorio nazionale, sarebbero negativi".