È un grande esercito destinato a ingrossare sempre più. È composto da guerrieri che con la loro tenacia hanno sconfitto il cancro e sono rientrati nella vita. Dalla porta di servizio, però. Sono ancora tanti i paletti che non gli permettono di sentirsi cittadini di serie A. Lo sa bene Francesco De Lorenzo, medico, ex ministro della Sanità, ma soprattutto ex malato di cancro.
Lui ha superato la sua malattia e oggi si è messo al servizio di chi ha sofferto per portare avanti battaglie che non si possono più ignorare. Prima tra tutte, la richiesta di un Piano oncologico nazionale. «Sono sei anni che stiamo combattendo per ottenerlo ma si passa di commissione in commissione, di governo in governo e non se ne fa ancora nulla». Questo Piano, esaminato da una prima commissione nel precedente governo Berlusconi, è stato bloccato per la fine dell’esecutivo. È arrivata poi la Turco che ha messo in piedi una seconda commissione. Caduta a sua volta con Prodi. «Ora siamo stufi di aspettare – sbotta de Lorenzo - Per noi il piano va bene così com’è, che si approvi subito, è una condizione indispensabile per curare meglio i malati che rivendicano dei diritti e ancora oggi sono sprovvisti del supporto psicologico durante la malattia». De Lorenzo non parla a titolo personale. È diventato presidente di Favo, la Federazione italiana a cui aderiscono ben 408 associazioni di volontariato oncologico e da oltre 10 anni porta avanti, con successo, le legittime rivendicazioni di questo microcosmo.
Sono ben 1 milione e 700mila le persone con esperienza oncologica. E nel 2010 diventeranno 2 milioni. Ogni anno, infatti, si registrano 250 mila nuovi casi di tumore e circa 195 mila decessi. Il microcosmo però non coinvolge solo i malati. Tra parenti e assistenti lievita e lambisce le vite di 6 milioni di persone. Tutte interessate a rivendicare i diritti dei malati. A cominciare dal lavoro. De Lorenzo può vantare di aver ottenuto una grande conquista su questo tema. È stato inserito nella legge Biagi un articolo che concede il part-time ai pazienti che devono dedicarsi alle cure. «La legge c’è, ma spesso non si applica o perché il malato non la conosce o perché le aziende la nascondono». L’ex ministro si appella al titolare del dicastero del Lavoro. «Da un nostro sondaggio emerge che l’89% dei malati ritiene che lavorare sia necessario per una ripresa psico-fisica e il ministro Sacconi deve garantire questo diritto».
Altro intoppo, il riconoscimento della disabilità transitoria. «C’è una regola importantissima che accorcia a 15 giorni i tempi di accertamento da parte delle Asl – È una nostra vittoria approvata nel precedente governo Berlusconi ma purtroppo è applicata solo al Nord. Al centro e al Sud lo snellimento delle procedure è ancora lunghissimo, in Calabria è totalmente nullo mentre in Sicilia c’è una complicazione in più: dell’invalidità si occupa la prefettura e non l’Inps. Così passano anni prima di ottenere i benefici. Ma la gente come fa a campare nel frattempo?»