Il reinserimento nel mondo del lavoro durante e dopo le cure antitumorali è, come è noto, uno dei cavalli di battaglia di AIMaC la quale si è battuta per ottenere che nella legge Biagi del 2003 la possibilità per i lavoratori malati di passare dal tempo pieno al tempo parziale senza perdere il posto di lavoro (I diritti del malato di cancro). Oggi il problema lavorativo dei malati oncologici è diventato di grande interesse, oltre che per i diretti interessati, per i ricercatori che si occupano di problemi socio-sanitari in campo oncologico, soprattutto stranieri. Intervistata da Sportello Cancro del Corriere della sera,  Elisabetta Iannelli, segretario di AIMaC, afferma: “il  problema è legato soprattutto alle lunghe cure per malattie che, come sempre più spesso accade, diventano croniche e che pongono problemi quotidiani nel lavoro e nella vita sociale. Ma è molto serio anche il problema del reinserimento lavorativo al termine delle cure o la condizione dei lavoratori autonomi, che (a differenza dei dipendenti) possono chiedere un’indennità alla cassa assistenziale, un assegno di invalidità alla previdenza, se ci sono i requisiti, ma non dispongono di copertura in caso di malattia (…) Pochi sanno,  ad esempio, che i malati e i familiari che li assistono hanno diritto a periodi di congedo straordinario, anche per due anni, oppure che chi è in cura per tumore, ma è in grado di lavorare, ha un titolo preferenziale per passare dal tempo pieno al part-time.  (…) gli strumenti sono molti   ma è fondamentale che i malati siano infurmati su quali diritti hanno in campo lavorativo, per gestire le assenze, limitare le perdite ed evitare di essere spinti ai margini della società”.