Ho deciso di intraprendere questa esperienza nello stesso reparto ospedaliero dove ho svolto il mio percorso di tirocinio post-laurea in Psicologia, spinta dal desiderio di acquisire maggiori conoscenze circa la complessa realtà vissuta dai pazienti oncologici e dai rispettivi familiari.
All’inizio pensavo che dovessi essere io a “dare” qualcosa ai pazienti (in termini di informazioni), ma ben presto mi sono resa conto che ciascun incontro portava con sé un elemento di reciprocità, un “dare e ricevere”. L’insegnamento è stato enorme per me: adesso riesco ad apprezzare maggiormente tutto ciò che mi circonda e a gioire per le “piccole cose”, cercando di cogliere sempre il lato positivo di ciascun’esperienza/avvenimento. L’ascolto attivo del vissuto del paziente ha rappresentato il fulcro della mia attività di volontariato. Attraverso uno sguardo attento è stato possibile, per me, instaurare una relazione di fiducia con il paziente e ciò ha permesso lo scambio di pensieri, di emozioni, di preoccupazioni, ma anche di piccole gioie quotidiane. Molti pazienti si commuovono parlando dei loro familiari: spesso è proprio la presenza di supporto emotivo da parte di persone significative (come marito/moglie, figli, amici) a trasmettere la forza necessaria ad affrontare la malattia.
La maggior parte dei pazienti con cui sono entrata in contatto mi ha trasmesso speranza, ottimismo, attaccamento alla vita. Questa esperienza ha rappresentato un tassello importante della mia formazione umana, oltre che professionale. Ho conosciuto persone che adesso sono diventate amiche; mi riferisco alle mie colleghe di servizio civile senza le quali questa esperienza non sarebbe stata la stessa. In un anno complicato a causa dell’emergenza Covid, loro state fondamentali supportandomi in un periodo di vita non facile per me.
Ringrazio il Dipartimento del Servizio Civile, FAVO, AIMaC e la mia OLP per aver avuto la possibilità di svolgere questa esperienza.