pascale diario

Siamo giunti al termine di questo percorso. Io sono Manuela e ho svolto il servizio civile presso la sede Anvolt di Palermo. La principale attività prevista ha riguardato gli accompagnamenti di pazienti oncologici presso le strutture ospedaliere.

Cosa mi rimane nel cuore da questa esperienza? Nel mio cuore hanno trovato spazio tutte le persone che ho accompagnato, mi piace chiamarli “I miei pazienti”: 

Helena, con la quale ho avuto modo di instaurare un legame profondo, fatto di stima, rispetto e curiosità delle nostre vite personali. Ad ogni accompagnamento, durante questi 15/20 minuti di strada, usciva fuori una novità dell’una e dell’altra, conoscendoci via via sempre di più e stupendoci di quanto fossero quasi infinite le storie da raccontare e da voler ascoltare (sperando così che ci fosse anche solo un minimo di traffico, in modo da dilungarci un po’ di più). Ad Helena devo tanto, mi ha fatta crescere umanamente grazie ai suoi consigli, utilizzando sia la saggezza che una persona più grande dovrebbe avere nei confronti di una ragazza di 23 anni, ma anche usando una certa amicizia quasi inspiegabile per due persone di età così differenti. 

La Signora Maria, una signora che purtroppo, nel corso di questo anno insieme, ha perso il marito. Una sofferenza che si è aggiunta, ovviamente, alle sue condizioni fisiche ma che, ciononostante, non l’ha mai fatta perdere d’animo, riuscendo giorno dopo giorno a combattere e ad essere più forte di tutto e di tutti. Ricorderò sempre la sua innocente e pura gratitudine nei riguardi miei e della mia collega, il tutto racchiuso in un semplice “Siete degli angeli”.

Marina, la mia amica delle 7 del mattino. Accompagnare Marina significava guardare insieme l’alba dal molo di Palermo, osservare la città svegliarsi e commentare ogni volta il tempo, il tutto però anticipato da lei che, prima di aprire la portiera della macchina, mi allietava con un “Buongiorno piccolina”.

Maria Pia, nonostante la nostra conoscenza sia iniziata “tardi” rispetto agli altri, la ringrazio perché, quasi come una sorella, mi ha saputa ascoltare, consigliare o anche solo svagare con battute su battute, scherzando insieme e smorzando il suo iniziale imbarazzo. Essendo una ragazza molto giovane, le faceva più strano “essere accompagnata in ospedale da te così giovane piuttosto che avere la malattia”. Ma ho esordito dicendole che mi doveva considerare come un’amica che le dava un passaggio, e così fu. Il nostro rapporto si è immediatamente trasformato in una passeggiata fra amiche.

Ho tantissimi altri pazienti da ringraziare, Daniela, Gilda, il Signor Gaspare, e così via. Ognuno di loro ha il proprio spazio nel mio cuore e nei miei ricordi.

Per ultimi e di certo non meno importanti, non posso che ringraziare la mia OLP Rossella, la mia collega Giorgia e anche Giuseppe. Grazie a loro, l’ambiente del Servizio civile è diventato casa. In questi 12 mesi ci siamo conosciuti tanto. Purtroppo, dopo aver preso una certa confidenza familiare, siamo costretti a spezzare questo legame lavorativo. Sono sicura, però, che resterà ben saldo il legame affettivo che si è creato.

Rossella è la responsabile che chiunque si meriterebbe di avere: cordiale, disponibile, una persona che ti ascolta e ti consiglia sia sotto un punto di vista materno che amichevole. Per ogni difficoltà, dubbio, perplessità, lei c’è, è sempre lì disponibile giorno e notte, in qualsiasi giorno della settimana. Riesce a dimostrarci come l’ANVOLT faccia realmente parte di lei. Non è più solo un lavoro, ma è la sua vita.

Giorgia è stata la mia complice, la mia “partner” di questo percorso. Non è facile instaurare un rapporto così bello con una collega. Tanto diverse quanto uguali, ci siamo sostenute nel corso di questi 12 mesi. Le difficoltà di una diventavano la forza dell’altra, in modo da consigliarci e sostenerci. Abbiamo raggiunto insieme il nostro traguardo. 

Noi ragazzi del servizio civile siamo giovani che si mettono in gioco. Vogliamo approfittare di questa occasione per vivere una nuova esperienza, consapevoli che ha un inizio ma anche una fine. Ammetto che lavorare presso un’Associazione di volontariato per malati oncologici ha il suo impatto emotivo. Però, posso ritenermi orgogliosa e fiera di me stessa per avercela fatta, per aver raggiunto il traguardo. 

Ai futuri volontari che intraprenderanno il mio stesso percorso consiglio di non mollare mai. Ad ogni salita sappiate che incontrerete tantissimi punti panoramici, in cui dovreste soffermarvi perché, in un modo o dell’altro, la vista sarà meravigliosa. Imparerete tanto da tutti ma, soprattutto, scoprirete come voi stessi siete d’aiuto per gli altri. Vi sentirete tanto utili quanti importanti. Avrete una certa responsabilità in mano, ripagata dalla soddisfazione di sentirsi dire: “sembra difficile, sembra tosto, come fai a riuscirci?”. E a questa domanda risponderete per certo “ci riesco, ci sto riuscendo e sono arrivata fino alla fine con tutta me stessa”.

Grazie Favo, grazie Anvolt.