pascale diario

Ho trascorso quest'anno di servizio civile al reparto oncologico dell'ospedale San Salvatore L'Aquila.
Le aspettative riguardo il progetto che scelsi, ormai un anno fa, sono state confermate solo in parte in quanto mi sono ritrovato ad avere un carico di responsabilità piuttosto elevato all'interno dell'equipe multidisciplinare con cui ho avuto il piacere di collaborare. L'approccio di fronte a questa disillusione però è stato comunque positivo, in quanto ho colto l'opportunità di mettermi in gioco su diversi fronti che, anche se non erano ben specificati nella carta del progetto, mi hanno permesso di ampliare il bagaglio di conoscenze e competenze che sicuramente sarà prezioso per affrontare altri contesti in cui mi ritroverò a dover dare il mio contributo, sia a livello puramente personale, sia su un piano più professionale. Mi porterò nel cuore tutti i pazienti che ho incontrato in questi mesi, che con un misto di costanza, determinazione, rassegnazione, frustrazione e speranza, affrontavano settimana dopo settimana visite e terapie per arginare il male che era entrato a far parte delle loro vite, i sorrisi per le belle notizie da parte dei medici sull'andamento delle terapie e il fuoco della speranza che si accendeva negli occhi degli altri pazienti che di sfuggita ascoltavano queste stesse notizie, le lacrime di sfogo per lo stress che può provocare un reparto delicato come quello oncologico, il carico emotivo che non appendevi insieme al camice al termine del turno, ma che portavi con te a casa, stralci di storie di contadini, operai, ingegneri, musicisti, che si ritrovavano a sedere tutti nella stessa sala d'attesa, con la malattia che livellava sullo stesso piano i loro status socio-economici. Il rapporto instaurato con alcuni dei medici e degli infermieri poi, mi ha dato la certezza che in un gruppo si possano trovare persone altamente qualificate sul piano professionale, ma soprattutto disponibili, sorridenti e di polso, che sanno adattarsi alle svariate situazioni ed agire di conseguenza sempre con rispetto nei confronti di chi sta percorrendo un percorso così particolareggiato. 

Essendo uno studente di psicologia, l'essermi interfacciato con le storie cliniche dei pazienti e i loro innumerevoli modi di affrontare la malattia, mi ha arricchito enormemente a livello più pratico mentre parallelamente continuavo il mio percorso didattico all'università, allargando le mie vedute e riflettendo sull'importanza di un sostegno psicologico a tutto tondo che potrebbe certamente sostenere la forza e la fragilità insita in questo tipo di reparto, caratterizzante i pazienti, ma anche tutta la squadra per la forte speranza che riesce ad infondere. 

Grazie