Il ‘caso’ dei farmaci contro il melanoma: grave ogni ritardo
di Maria Laura Fassa
Su tutto si possono accettare tagli e sacrifici, risparmi e razionalizzazioni, ma quando si parla della salute - e in particolare dei farmaci per la cura di patologie gravi e importanti - non si posso accettare ritardi che possono danneggiare seriamente il paziente. È questo il grido di allarme degli oncologi e delle associazioni dei pazienti riuniti al XVI congresso nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) appena concluso a Roma: «Oggi si stanno affacciando nuove armi efficaci contro alcuni tipi di tumori come il cancro del seno e il melanoma – spiega Stefano Cascinu, presidente AIOM – non possiamo privare i malati di queste opportunità terapeutiche, pur sapendo che anche noi dobbiamo fare la nostra parte, puntando sulla migliore appropriatezza possibile». Dall’autorizzazione europea di un farmaco alla delibera che ne permette l’immissione in commercio in Italia trascorrono in media dai 12 ai 15 mesi. E ulteriori ritardi sono determinati dai tempi di latenza per la messa a disposizione a livello regionale dopo le approvazioni degli enti regolatori internazionali e nazionali. «È inaccettabile - sottolinea Francesco De Lorenzo, Presidente della Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO) - che nel nostro Paese ancora perdurino difformità di accesso alle terapie. Ci auguriamo che la conversione in legge del provvedimento del Ministro Balduzzi ne mantenga il principio cardine: l’abolizione del terzo livello, regionale, di valutazione. Sono sufficienti le approvazioni da parte dell’ente regolatorio europeo (EMA) e italiano (AIFA)».
Fonte: Libero - 'Salute e Star Bene'
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