TUMORI: ESPERTO,40% ITALIANI PER CURE ESTERO MA SOLO 3% LO FA

ROMA, 12 MAG - Il fenomeno della 'migrazione' per le cure all'estero nel campo oncologico si e', ''in realta', molto abbattuto: se infatti il 39,1% degli italiani si dice pronto ad andare oltreconfine per curarsi se dovesse scoprire di avere un tumore, nella realta' solo il 3% dei pazienti oncologici e' andato effettivamente fuori dall'Italia per curarsi''.

 

A sottolinearlo, commentando l'indagine del Censis dalla quale emerge tale dato, e' il presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) Carmelo Iacono. ''Quella rilevata dall'indagine Censis - precisa Iacono - e' una manifestazione di intenzione, ma le cose cambiano nella realta'. La gente, infatti, oggi si cura sempre di piu' a casa propria, e cioe' in Italia, dal momento che l'assistenza oncologica nel nostro Paese e' una delle migliori a livello mondiale. Inoltre, a livello internazionale, le terapie sono oggi uniformi, cosi' come i protocolli di cura previsti''. Dunque, prosegue l'oncologo, ''quella di 'emigrare' all'estero per le cure e' una manifestazione di intenzione che poi, nella maggioranza dei casi, non si traduce in pratica. D'Altronde - commenta Iacono - se davvero il 39% degli italiani si recasse oltreconfine per curarsi dal cancro, questo sarebbe un enorme fallimento per la Sanita' italiana''. Permane, invece, il fenomeno della 'migrazione interna', soprattutto dalle regioni meridionali verso il Nord dell'Italia: ''Questa 'migrazione' ancora resiste, anche se in percentuale minore rispetto al passato. Ma il punto - denuncia il presidente Aiom - e' che in vari casi, nelle regioni meridionali, soprattutto quelle in cui sono presenti piani di rientro, si sta attuando un taglio delle strutture che, in un certo senso, quasi 'obbliga' il cittadino ad andare al Nord''. Un esempio, afferma Iacono, e' quello della Calabria: ''Si stanno chiudendo piu' della meta' delle Unita' ospedaliere complesse di oncologia della regione, che e' in piano di rientro. In queste condizioni - conclude - un fenomeno 'migratorio' verso il Settentrione e' quasi inevitabile''.

 

TUMORI:ASSOCIAZIONI, TROPPE DIFFERENZE CURE TRA REGIONI CENSIS, 4 ITALIANI SU 10 PRONTI AD ANDARE ALL'ESTERO (di Silvia Gasparetto)

ROMA, 12 MAG - Troppe differenze, sia nelle dotazioni tecnologiche, sia nella disponibilita' di farmaci. Tanto che quasi la meta' degli italiani, se si dovesse ammalare di cancro, pensa a una Regione diversa dalla sua per curarsi, e altrettanti si dicono pronti ad andare anche all'estero, se necessario. Ben venga quindi il piano oncologico nazionale, che tra le altre cose da' alle patologie oncologiche una corsia preferenziale, ma per porre fine ai 'viaggi della speranza' e garantire cure uguali a tutti i cittadini, serve ''uno sforzo in piu' ''. E' il messaggio che lanciano le associazioni di volontariato in oncologia, riunite nella Favo, che hanno presentato il terzo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, in occasione della VI Giornata nazionale dei malati oncologici. Il cancro, ha sottolineato anche il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, in effetti e' sempre piu' ''una malattia cronica'', visto che, secondo i dati raccolti dall'Osservatorio permanente sui malati oncologici, sono in continuo aumento i cosiddetti 'lungo-sopravviventi', chi cioe' ha ricevuto una diagnosi di tumore da piu' di cinque anni. E per migliorare un sistema di cura comunque ''tra i migliori al mondo'', bisogna spingere sulla qualita' dei servizi sul territorio, strada maestra per porre fine alla mobilita' regionale, che interessa soprattutto, ha detto il ministro ''la chirurgia oncologica''. La tendenza alla mobilita' e' stata fotografata da un'indagine del Censis su 1000 intervistati, rivelando appunto che il 39,1% degli italiani, di fronte a una diagnosi di cancro, andrebbe all'estero a farsi curare. Percentuale simile (il 39,6%) di chi andrebbe in un'altra Regione, dato che sale al 48% quando a rispondere sono i cittadini del Meridione. Tra le cause ci sono in primis le differenti dotazioni tecnologiche. Secondo un censimento dell'Airo (associazione italiana radioterapia oncologica), per esempio, al momento sono solo 6 su 21 le regioni che hanno raggiunto l'obiettivo, fissato nel 2002, di 7-8 unita' per milione di abitanti dei cosiddetti acceleratori lineari per la radioterapia. E, spiegano gli esperti, la mancanza di un servizio di radioterapia vicino casa costringe i malati a migrare. Peraltro viaggi, sottolinea il presidente della Favo, l'ex ministro della Sanita' Francesco De Lorenzo, ''che pesano sulle tasche di malati e famiglie''. Altro tasto dolente resta la disponibilita' di farmaci oncologici. Nonostante l'accordo siglato a fine 2010 in Conferenza Stato-Regioni, che ha reso piu' semplici le procedure per l'introduzione dei farmaci innovativi (non e' piu' necessario il loro preliminare inserimento nei piani terapeutici regionali), infatti, i medicinali non sono ancora presenti in tutte le Regioni. E servirebbe, secondo la Favo, estendere il concetto a tutti i farmaci antitumorali autorizzati dall'Aifa, non solo quelli innovativi. Dal canto suo, il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto, ha garantito ''il pieno coinvolgimento'' della Conferenza Stato-Regioni. (ANSA)

TUMORI :OLTRE 2 MILIONI DI DIAGNOSI; 1,3 MILIONI VIVI DOPO 5 ANNI. DONNE PIU' COLPITE, MA 66% LUNGO-SOPRAVVIVENTI DOPO CANCRO SENO

ROMA, 12 MAG - Sono 2 milioni 250 mila gli italiani che vivono con una diagnosi di tumore, il 4% della popolazione, soprattutto donne (il 56%, 1 milione 256 mila). Nonostante le neoplasie restino la prima causa di morte nell'eta' adulta (circa il 28% dei decessi in Italia), il cancro diventa pero' sempre piu' una malattia 'cronica'. Sono in aumento, infatti, i cosiddetti 'lungo-sopravviventi', cioe' i pazienti che hanno avuto una diagnosi di tumore da piu' di cinque anni. Sono alcuni dei dati raccolti nel terzo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato dalla Favo (Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia) in occasione della VI giornata nazionale del malato oncologico. Attualmente, piu' della meta' dei malati oncologici (1,3 milioni, oltre il 57%) ha ricevuto la diagnosi da almeno cinque anni. Dai dati raccolti dall'Osservatorio sui malati oncologici emerge che il 21% delle persone con cancro in Italia ha avuto la diagnosi nei due anni precedenti, il 21,7% tra 2 e 5 anni, il 23,3% tra 5 e 10 anni, il 13,9 tra 10 e 15 anni, l'8,3% tra 15 e 20 anni e l'11,7% da oltre vent'anni. La maggior parte di chi sopravvive a lungo dopo una diagnosi di tumore ha combattuto il cancro al seno (il 66% del totale, pari nel 2010 a 331mila persone), che resta la neoplasia piu' frequente tra le donne (il 42%); segue il tumore della vescica con circa il 60% di lungo-sopravviventi (135mila nel 2010); poi il colon-retto, che e' il primo dei 'big killer' tra gli uomini e il secondo tra le donne, con il 54% (161mila nel 2010). Mentre sopravvive piu' di cinque anni meno del 40% (circa 28mila nel 2010) chi ha una diagnosi di cancro alla trachea, ai bronchi e ai polmoni (tra i 4 big killer in Italia insieme a colon-retto, seno e prostata).