Il Sole 24 Ore del 12/05/2011
L'Italia dei malati di cancro, che oggi sono 2,2 milioni (circa il 4% della popolazione, quasi il doppio rispetto al 1992), continua a essere un paese a due velocità. In cui il 39,6% dei cittadini non ha fiducia nella sanità della propria regione e preferisce emigrare, preferibilmente al Nord, per inseguire una speranza di guarigione. Ed è una tendenza che cresce spostandosi nel Meridione dove quasi la metà degli intervistati (il 48%) si dice pronto al pendolarismo della salute per ottenere cure migliori. Senza contare che una buona fetta di italiani, il 39,1%, sarebbe disposto anche ad andare all'estero per curarsi e il 3% lo ha già fatto. Ecco la fotografia scattata dal Censis e presentata oggi a Roma, al Senato, in occasione della VI Giornata del malato oncologico organizzata dalla Favo, la Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia.
Il divario tecnologico tra Nord e Sud
Insomma, l'Italia dei tumori è ancora un paese segnato da una fortissima disparità territoriale. E, basta dare un'occhiata anche al censimento promosso dall'Associazione italiana radioterapia oncologica (Airo), per capire che il gap è innanzitutto tecnologico: solo 6 regioni (quasi tutte al Nord) hanno infatti raggiunto l'obiettivo fissato nel 2002 di portare il numero degli acceleratori lineari, cruciali nella cura dei tumori, a circa 7-8 unità per milione di abitante.
La speranza dei farmaci innovativi
Altro fronte delicatissimo quello dei farmaci innovativi che, sempre secondo il Censis, miglioreranno la vita più dell'energia pulita, delle auto ecologiche e delle nuove tecnologie. Il 54,3% degli italiani è infatti convinto che i nuovi farmaci rappresentino le innovazioni tecnologiche e sociali che daranno maggiore impulso al cambiamento della vita in Italia nel prossimo futuro, superando le energie rinnovabili (54%), il riciclaggio dei rifiuti (49,4%), l'auto elettrica e i mezzi di trasporto ecologico (31,3%). Ma anche i nuovi modelli di welfare (26%), la banda larga (9,8%) e innovativi strumenti wireless e mobili (9,2%). «È evidente - sottolinea Elisabetta Iannelli, segretario della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) - che questa dinamica coinvolge in modo particolare i tumori, perché costituiscono l'area terapeutica in cui più si stanno concentrando gli sforzi di investimento per l'innovazione. Migliora la sopravvivenza dei pazienti oncologici e la consapevolezza che guarire dal cancro è possibile».
Verso terapie sempre più personalizzate
Inoltre, il 68% degli intervistati indica come priorità assoluta la scoperta di farmaci per guarire da patologie ancora incurabili, poco meno del 29% l'esigenza di individuare molecole meno rischiose con minori effetti collaterali, mentre il 12,6% ambisce a terapie più personalizzate. Metà degli intervistati poi ritiene che il farmaco abbia contribuito alla sconfitta delle malattie mortali e quasi il 76% al miglioramento della qualità della vita dei pazienti.
di Celestina Dominelli