Cancro, 3 malati su 4 vogliono continuare a lavorare. Volontari e imprese insieme per il reinserimento
La Stampa del 17/05/2011
Sono circa 690mila in Italia persone con diagnosi di cancro in età lavorativa. Un esercito.
Ma chi si ammala vuole continuare a lavorare, a essere parte attiva della società. Ecco ciò che chiedono 3 malati su quattro, senza magari sapere che esistono norme che prevedono specifiche tutele e facilitano il reinserimento, considerando per esempio, il passaggio al part time.
L’altro ieri a Roma (Auditorium Parco della Musica), si è svolta la VI Giornata nazionale del malato oncologico organizzata dalla FAVO (Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia). Qui, i rappresentanti dei volontari hanno evidenziato la necessità di mettere a punto modelli che siano adottati dalle imprese proprio per rispondere alle esigenze dei pazienti.
«È nostro compito – afferma il prof. Marco Venturini, presidente eletto dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) – trasmettere un concetto fondamentale: chi è colpito da tumore può continuare a lavorare, ma le sue prestazioni possono cambiare. Ad esempio la chemioterapia richiede tempi di recupero e specifico sostegno. Dobbiamo offrire ai pazienti gli strumenti perché comprendano le tossicità delle terapie a cui sono sottoposti e indicare al mondo del lavoro che i malati oncologici possono e devono lavorare, ma non necessariamente come prima della malattia».
«Vi sono evidenze scientifiche che dimostrano che il lavoro aiuta a guarire e a seguire meglio i trattamenti – sottolinea il prof. Francesco De Lorenzo, presidente FAVO – . Il cancro non si può appropriare della nostra vita. Stiamo realizzando un progetto pilota con un’importante realtà italiana, l’Eni, che ha come partner l’Inps, Sodalitas e l’Ordine del consulenti del lavoro di Milano. È importante distruggere il pregiudizio secondo cui il cancro è un male incurabile. Partirà la fase formativa sui fattori di rischio, i diritti di pazienti e familiari e i comportamenti più idonei da mantenere per favorire la piena integrazione. Fino alla costituzione di un “Disability Management Team” permanente per la migliore gestione del reinserimento in azienda. Vogliamo creare un modello, un prototipo, da estendere anche ad altre realtà produttive per facilitare il ritorno al lavoro».
E proprio l’Eni ha accettato di mettersi in discussione per valutare le aspettative dei propri dipendenti nei confronti delle patologie oncologiche. A motivo di ciò è stato diffuso un questionario in forma anonima a un campione di circa 3.000 dipendenti, su alcuni temi fondamentali – in particolare sul rapporto con il tumore e sulla conoscenza dei problemi connessi a questo tipo di patologia).
«È emersa la scarsa conoscenza dei benefici previsti dalla legge, la forte consapevolezza da parte di chi ha sperimentato la malattia dell’importanza di disporre di informazioni in materia lavorativa. Oltre il 60% ha affermato che è essenziale proseguire l’attività professionale per poter ottenere risultati migliori dalle terapie e guarire. Sulla base dei risultati di questo sondaggio prenderà il via la seconda parte del progetto che prevede l’apertura all’interno della rete Intranet aziendale della sezione ‘Insieme contro il cancro’, da cui sarà anche possibile scaricare opuscoli realizzati in collaborazione con AIMaC (Associazione Italiana Malati di Cancro)», ha sottolineato il prof. De Lorenzo.
In questo quadro si colloca l’Accordo strategico tra FAVO e l’Ufficio della Consigliera Nazionale di parità del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, siglato il 22 dicembre 2010.
«Condivideremo progetti finalizzati alla realizzazione di modelli di sensibilizzazione, informazione e formazione da parte degli imprenditori nei confronti dei lavoratori sui temi della salute e sicurezza del lavoro, delle politiche di conciliazione e delle pari opportunità – spiega l’avvocato Elisabetta Iannelli, segretario della FAVO – . E nella stessa ottica va inquadrata l’intesa siglata il 15 marzo 2011 tra FAVO e le Organizzazioni sindacali a livello nazionale che prevede l’avvio di iniziative sui luoghi di lavoro per una tutela più incisiva dei diritti dei lavoratori affetti da patologie gravi».
Come evidenziato nel 3° Rapporto stilato dall’Osservatorio sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, le neoplasie, nell’arco dell’ultimo decennio 2001-2010, ogni anno hanno comportato in media il 26% dei riconoscimenti di invalidità e il 57% delle inabilità. Si conferma da un lato la flessione degli accoglimenti per le malattie cardiovascolari e osteoarticolari, dall’altro l’incremento costante dei riconoscimenti per le patologie neoplastiche. Il 33% delle prestazioni accolte nel decennio 2001-2010 riguarda i tumori, il 19% le malattie cardiovascolari, l’11% quelle del sistema nervoso centrale, il 9% quelle osteoarticolari, l’8% quelle psichiche (e il 20% altri tipi di patologia). L’Inps ha sempre dimostrato grande attenzione nei confronti dei bisogni di chi vive l’esperienza di una malattia, come quella tumorale, che per la gravità e l’incertezza del decorso sconvolge in modo drammatico il vivere quotidiano del paziente e della sua famiglia.
«L’Inps – afferma il prof. Massimo Piccioni, presidente della Commissione medica superiore dell’Istituto – non procederà a nessuna visita di verifica nei confronti dei titolari di pensioni di invalidità per patologie neoplastiche. Abbiamo inoltre deciso che i pazienti oncologici non debbano essere sottoposti a visite fiscali ripetitive e invasive che rischiano di incidere negativamente sulla somministrazione dei trattamenti. Non possiamo costringere i malati ad adattare le terapie ai tempi dei controlli». Infine un importante appello per la revisione delle Tabelle indicative delle percentuali di invalidità civile. Le sollecitazioni esercitate dal volontariato hanno prodotto l’inserimento nella Legge 102 del 2009 di una norma per l’attivazione dei lavori della Commissione ministeriale incaricata della revisione di queste Tabelle. La Commissione deve non solo valutare l’aspetto prognostico ma esaminare anche altri parametri per la classificazione della malattia nei suoi diversi stadi.
«È tempo che la Commissione ministeriale concluda senza ulteriori proroghe, entro il 23 maggio 2011, la nuova formulazione del titolo dedicato alle neoplasie, superando la genericità che ha sancito l’inefficacia della precedente elaborazione tabellare, per fornire alle Commissioni Valutatrici uno strumento che consenta per ciascun paziente neoplastico una valutazione di invalidità corretta ed uniforme su tutto il territorio nazionale», conclude il prof. De Lorenzo.